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Codice Etico e Codice Interno di Comportamento. Ovvero: predicare bene e … razzolare male!

Qualche mese fa Intesa Sanpaolo – di recente sanzionata pesantemente dall’Antitrust per pratiche commerciali scorrette nell’ambito della vendita di polizze abbinate ai mutui- ha approvato alcune sostanziali modifiche al “Codice Interno di Comportamento di Gruppo”, con il fine di adeguare questa normativa interna all’evoluzione del contesto sociale, delle normative e dell’organizzazione aziendale, cercando di renderlo più comprensibile.

In occasione della presentazione alle OO.SS. di Gruppo, avvenuta nello scorso mese di agosto, l’Azienda ha dichiarato che il nuovo Codice “mira a facilitare una conoscenza approfondita del Codice per far sì che i destinatari adottino consapevolmente comportamenti in linea con i valori del gruppo, promuovendo in tal modo una cultura della prevenzione di cui i dipendenti stessi possono farsi portatori”.

Capogruppo ha colto l’occasione per aggiornare anche il Codice Disciplinare, anche questo aggiornato sulla base delle novità introdotte dal nuovo CCNL.

Come va di moda dire di questi tempi: TANTA ROBA!

Ci sarebbe piaciuto, però, che altrettanta attenzione fosse dedicata anche al Codice Etico, feticcio troppo spesso usato per darsi una patina di rispettabilità.

Poiché l’Azienda non l’ha fatto, provvediamo noi a proporre alcune riflessioni sui principi di etica ai quali il nostro Gruppo dice di ispirarsi, principi che sono stati “scolpiti” nel Codice Etico adottato a suo tempo.

Il Codice Etico dovrebbe sostanzialmente rappresentare la “Carta Costituzionale” del Gruppo, anche se dobbiamo dirlo, si tratta di una “Carta” completamente autoreferenziale, in nessun modo condivisa con il “popolo” cui è destinata.

Nel Codice Etico sono enucleati i diritti e i doveri morali che definiscono le responsabilità etico-sociali e che dovrebbero essere osservati da parte di ogni partecipante all’organizzazione imprenditoriale.

In sostanza questo documento contiene i principi fondamentali cui si dovrebbe ispirare il Gruppo Intesa Sanpaolo.

Normalmente un Codice Etico nasce da un lungo lavoro di confronto tra tutti coloro che sono portatori di interessi collegati all’attività dell’impresa, accomunati dalla consapevolezza che la responsabilità etico-sociale è prioritaria rispetto a qualunque altra attività svolta all’interno di una collettività.

Nel nostro caso, però, ci risulta che l’Azienda abbia fatto tutto da sola e già questo ci sembra indicativo di un certo modo di pensare. 

Nella parte che riguarda i “principi di condotta nelle relazioni con i collaboratori”, sono sanciti alcuni valori:

  • il rispetto delle persone,
  • l’ascolto,
  • il dialogo
  • la piena valorizzazione e
  • motivazione di tutto il personale.

Proprio tra le righe dell’articolato è riportato un passaggio estremamente importante, laddove si afferma che la Banca “persegue l’eccellenza dei risultati sotto il profilo sia quantitativo sia qualitativo, attraverso azioni commerciali e politiche di budget indirizzate, pianificate e monitorate in coerenza con i principi etici del presente Codice e nel rispetto della professionalità e della dignità di ciascun collaboratore, nonché delle specificità del contesto territoriale in cui opera”.

Affermazioni simili sono musica per le nostre orecchie… se fossero rispettate!

Se l’Azienda li attuasse concretamente – E NOI È DA TEMPO CHE CE LO AUGURIAMO – cesserebbero quei comportamenti vessatori e intimidatori che da anni ci sono segnalati dai Colleghi che li vivono sulla propria pelle.

Con un Codice Etico di questa portata, non ci sarebbe bisogno di alcun Accordo sulle Pressioni Commerciali (pardon, Politiche Commerciali): è già scritto tutto lì.

La realtà, come ben sappiamo, non è questa e in attesa che la Banca decida finalmente di intervenire per dare concreta attuazione al PROPRIO Codice Etico- MAGARI PREMIANDO CHI RISPETTA NELLA SOSTANZA TALI PRINCIPI E PENALIZZANDO PESANTEMENTE CHI LI CALPESTA -, invitiamo i Colleghi a continuare segnalarci il protrarsi di atteggiamenti che non sono conformi ai principi etici stabiliti (visto che è stata l’Azienda a sceglierseli – nessuno glieli ha imposti- almeno faccia lo sforzo di far finta di rispettarli!).

Infine, anche se tutta questa “produzione di codici” fatti in casa non è frutto di un confronto con le OO.SS., né tantomeno di un accordo (ne abbiamo sempre contestata la loro validità giuridica ogniqualvolta questi “strumenti” sono stati utilizzati per sanzionare i lavoratori), una loro lettura non è del tutto sconsigliata.  

Come Organizzazione Sindacale presteremo la massima attenzione affinché questi Codici non diventino l’ennesimo mezzo con il quale l’aristokratía di Banca Intesa Sanpaolo scarichi le proprie responsabilità sulla plebes.

Milano, 22 ottobre 2020

SEGRETERIA UNISIN GRUPPO INTESA SANPAOLO

 

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