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Zona rossa e trasferimenti : il caos

Alcuni esperti hanno ipotizzato che, tra i molti effetti, il COVID provochi amnesie e vuoti di memoria: deve esserci qualcosa di vero in questa tesi e crediamo di averne le prove.

Nella nostra banca, infatti, la “zona rossa” sembra una pura connotazione cromatica, avulsa dalle motivazioni per la quale viene adottata, dalle migliaia di contagi e di persone decedute.

Dopo gli inviti a contattare i clienti e ad incontrarli in filiale, le riunioni in presenza (magari con la presenza del direttore di Area in una stanzetta asfittica), le continue pressioni sulle polizze, la lavorazione delle liste prioritarie (ma c’è qualcosa di più prioritario della salute?), ebbene, adesso è arrivato il momento… dei trasferimenti!

Tutti i decreti promulgati dall’inizio della pandemia ad oggi hanno sempre avuto un comune denominatore: RIDURRE IN MANIERA DRASTICA GLI SPOSTAMENTI, FONTE PRIMARIA DEI CONTAGI.

Una misura semplice, chiara, alla portata della comprensione di tutti, anche dei nostri vertici.

Come al solito siamo stati degli inguaribili ottimisti, perché in piena “zona rossa” ed emergenza sanitaria, in vista della revolucion del 12 aprile, i nostri uffici del Personale si sono scatenati in un vero e proprio blitzkrieg da fini strateghi, una delle più cruente campagne di spostamenti degli ultimi anni!

Sembra proprio che il virus abbia cancellato dalla memoria gli oltre centomila morti causati dal CoVID, visto che le varie strutture si sono messe a spostare le persone senza minimamente avere l’accortezza di ridurre le distanze dalle loro residenze ai nuovi luoghi di lavoro, anzi … i più si sono visti allungare i tragitti, a volte costringendoli all’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici (idea grandiosa perché, come sanno anche le pietre, questi mezzi sono estremamente pericolosi a causa del sovraffollamento derivante anche dalla diminuzione del numero di “corse”).

Questi trasferimenti non sono solo concettualmente sbagliati sotto il profilo sanitario, lo sono anche da quello organizzativo.

Proprio dal punto di vista organizzativo queste transumanze sono insensate, perché nella stragrande maggioranza dei casi vedono lo “scambio” tra colleghi con le stesse competenze, la stessa tipologia di portafoglio, perfino la stessa tipologia di filiale (new concept vs new concept) etc. etc. in un’infinita volontà di fare “ammuina”:

tutti chilli che stanno a Venezia vann’ a Mestre e pure in provincia

e chilli che stann’ a Mestre e Provincia vann’ a Venezia,

chilli che stann’ in periferia vann’ in centro

e chilli che stann’ in centro vann’ periferia.

Abbiamo visto –purtroppo- messi in opera anche i soliti miseri sotterfugi, le solite mistificazioni per giustificare e far digerire l’indigeribile: ordini di trasferimento in posti lontanissimi (80/90 km dalla propria residenza), tramutatisi nel corso del colloquio in posti lontani (“solo” 40/50 km), in modo tale da far percepire agli interessati di esser stati fortunati; oppure miserrimi ricattucci sui part time od omissioni (colpose) sui diritti di quei lavoratori che, trovandosi in determinate situazioni (genitori con figli fino a 3 anni, titolari l. 104/92 etc. etc.), possono essere trasferiti solo con il loro consenso.

In un momento così delicato e tragico è stato messo in campo il peggior armamentario di sempre, riuscendo nel poco invidiabile effetto di scontentare praticamente tutti: complimenti!

Riteniamo il fatto molto grave e irresponsabile soprattutto se, come appare in molti casi, assolutamente immotivato dal punto di vista tecnico lavorativo.

NON ERA CERTO QUESTO IL MOMENTO PER ATTUARE TALI SCRITERIATI MOVIMENTI: UBI CON TUTTO QUESTO NON C’ENTRA NULLA!

LIBERO UNISIN – FALCRI SILCEA SINFUB
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